lunedì 3 agosto 2009

Travaglio Marco; Gomez Peter, Lo chiamavano impunità. La vera storia del caso Sme e tutto quello che Berlusconi nasconde all'Italia e all'Europa


Travaglio Marco; Gomez Peter, Lo chiamavano impunità. La vera storia del caso Sme e tutto quello che Berlusconi nasconde all'Italia e all'Europa
Anno 2003

pp. 448

Euro 14,50 - Prezzo scontato euro 7,00



Questo libro è per i cittadini che vogliono conoscere la vera storia del caso Sme Ariosto e per i lettori di "Bravi ragazzi" che hanno potuto conoscere le carte degli altri due processi sulla corruzione al palazzo di giustizia: quelli dell'Imi-Sir e del Lodo Mondadori. Un libro che, raccogliendo e confrontando le versioni di tutti i protagonisti (De Benedetti, Berlusconi, Prodi, Amato, Ariosto...) e la seconda requisitoria (inedita) di Ilda Boccassini, ricostruisce la storia del processo, spiegandone i fatti già accertati, le ragioni dell'accusa e le tesi della difesa.


RECENSIONE SU L'INDICE

Oggi in Italia alcune delle migliori inchieste non godono purtroppo della dovuta visibilità mediatica. Il caso di Marco Travaglio e Peter Gomez, che hanno rovistato fra le carte dei processi riguardanti l'attuale primo ministro, appare emblematico: poche recensioni, presenze sporadiche sulle reti televisive maggiori, accuse di partigianeria. Dedicato "a tutti i magistrati e i giornalisti con la schiena dritta", anche ora che la prima sentenza Sme si è forse rivelata meno severa del previsto quest'ultimo libro conserva per intero le sua brillantezza, e ragionevolezza. Da ormai parecchi mesi il Cavaliere, dicono Gomez e Travaglio, "fa il gioco della seppia e secerne tonnellate di liquido nero intorno al caso Sme", tacciando di giacobinismo la magistratura; senza contare le ottantacinque falsità nelle "dichiarazioni spontanee" rilasciate al processo prima di tirarsene fuori con una legge ad hoc. Pubblicando la nuda documentazione e gli interrogatori, gli autori mettono ordine nella ridda di proteste, calunnie e accuse che hanno accompagnato il dibattimento. Del resto il problema dei rapporti politica-giustizia, aggravatosi allorché, dopo Tangentopoli, i beneficiari di determinate pratiche di potere furono costretti alla discesa in campo per tutelarsi da ulteriori possibili indagini, pare difficilmente risolvibile. Ma rincuoriamoci. Come disse Berlusconi nel messaggio del 29 gennaio 2003, riportato in Appendice, i magistrati hanno "soltanto il compito di applicare la legge": detta così, sembra una cosa da nulla.


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