giovedì 30 luglio 2009

Salerno Eric, Israele. La guerra dalla finestra


Salerno Eric, Israele. La guerra dalla finestra

Anno 2002

pp. 192

Euro 10,00 - Prezzo scontato euro 5,00


Il testo prende in considerazione il futuro di un paese devastato dalle guerre. Israele deve scegliere se proseguire la politica di repressione nei confronti dei palestinesi sapendo che nel giro di venti, massimo venticinque anni, rischia di non esistere più come Stato ebraico. Deve scegliere se rinunciare agli insediamenti nei territori occupati, consentire la creazione di uno Stato palestinese con Gerusalemme Est come capitale ed essere accettato per quello che è, un paese non musulmano in mezzo al mondo islamico.


RECENSIONE/ L'INDICE

Una delle conseguenze negative della copertura mediatica degli ultimi due anni del conflitto tra israeliani e palestinesi, è l'appiattimento dell'immagine collettiva degli uni e degli altri. Gli israeliani sono percepiti come soldati o come coloni; i palestinesi come kamikaze o come vittime inermi di occupazione, povertà e disperazione. Credo dunque che i lettori italiani debbano essere grati a Eric Salerno, da anni inviato e corrispondente per "Il Messaggero" dal Medio Oriente, per il suo ultimo libro Israele. La guerra dalla finestra , che getta un intenso sguardo sulla società israeliana.

Ne emerge un mosaico di storie, aneddoti, percezioni ed esperienze vissute, tutte descritte con precisione e ricchezza di dettagli. La guerra dalla finestra, appunto. La guerra nonostante la quale si vuole continuare a vivere, a pensare, a discutere, a irrigare il deserto, a suonare musica, a perseguire successi scientifici, a scrivere e riscrivere la propria storia, a interrogarsi sulle proprie contraddizioni, a pensare al futuro. Con un racconto veloce e sensibile, spesso impressionistico e a volo d'uccello, Salerno fotografa Israele e gli israeliani in un passaggio storico probabilmente cruciale. "Gli ebrei - scrive Salerno - hanno bisogno di sapere che Israele esiste ma per gli ebrei israeliani, alla ricerca delle normalità, è in gioco non l'ebraismo bensì la loro patria, la loro sanità mentale, la loro moralità, l'identità nuova che vanno faticosamente, confusamente, creando". Stato degli ebrei o stato ebraico? Terra biblica o terra resa fertile dai pionieri sionisti? Un paese "come l'Italia, la Francia e gli Stati Uniti", come auspica lo scrittore Abraham Yehoshua, o una nazione che ne reprime un'altra e che potrebbe escludere chi non appartiene alla stessa religione? Israele del mito - religioso, storico e spirituale - o Israele reale, di carne, contraddizioni e sangue? Attorno a questi dilemmi davvero non semplici un'intera società - ci dimostra Salerno - cerca, anche nel quotidiano, risposte e soluzioni. Le cerca andando a vivere nel deserto, seguendo l'esempio del "padre della Patria" David Ben Gurion; o ostinandosi a eseguire in un auditorio di Tel Aviv un brano di Richard Wagner; o lottando per la parità di diritti dei concittadini arabi; o ancora inviando le proprie scolaresche ad Auschwitz; e scavando la terra alla ricerca di reperti archeologici che provino, o smentiscano, gli eventi biblici e la storia del popolo ebraico.

Da un ritratto leale di Israele oggi emerge tutto questo, assieme al miscuglio di etnie e popolazioni, assieme a un esercito dal volto violento eppure umano, assieme a una produzione letteraria, teatrale, musicale che non si arresta con la guerra, ma si espande e fa suo anche il dolore; assieme al difficile, quasi impossibile confronto con il lutto e con il terrorismo, con la violenza cieca che colpisce proprio le nuove generazioni, con l'ombra stessa dell'11 settembre e di quello che avviene negli Stati Uniti.

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